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Tavola ouja


Questo sicuramente è un caso interessante: una casa nuova probabilmente ‘abitata’ pur essendo di recente costruzione.

Alessio, nome di fantasia per proteggere la privacy ovviamente, mi ha contattato tramite un conoscente comune, o meglio questo conoscente comune gli ha consigliato di parlarmi del suo “problema”: come sempre in questi casi, è difficile per chi è coinvolto in queste situazioni trovare il coraggio di parlarne con qualcuno, a maggior ragione, con qualcuno che sa di cosa si può trattare, ma che non conosci.

Immagine del 08-03-17 alle 13.02


Questo è un caso molto più vecchio, ma molto interessante per le sue implicazioni.

Era una mattina di maggio quando, uscendo di casa, ho notato un drappello di persone ferme davanti al lavasecco del quartiere. Incuriosito, come tutti, mi sono avvicinato per vedere cosa fosse successo. Chiedo ad uno delle persone accalcate li intorno e mi dice che c’è stata una rapina con atti vandalici. La cosa mi suona di per sé un po strana: la rapina ci stava, visto il quartiere, l’atto vandalico, visto la titolare dell’esercizio, no.

SedutaSpiritica


Questo fu un caso un po’ atipico: un gruppo di amici che voleva iniziare a sondare il mondo del paranormale, che mi chiese una guida nel farlo. Contrariamente al solito, tutto iniziò, già, alla prima seduta. Eravamo a casa di Gianni, un appartamento al 4 piano di una palazzina, delle case popolari, nel quartiere dove abitavo. Ci trovammo un pomeriggio di maggio: io, Gianni, Massimiliano e Fabio; tutti, tranne me, novizi in questo campo. Diedi loro istruzioni molto chiare sul come comportarsi durante la seduta, cosa fare e, soprattutto, cosa non fare al presentarsi di certe situazioni.

Casa-dei-fantasmi


Conobbi Mara in quanto amica di Sabrina, l’allora fidanzata di un mio carissimo amico; Sabrina era già di suo attratta dal paranormale, ma in modo piuttosto classico: superficiale, senza cognizione di causa e senza la minima idea di in che razza di guai potesse cacciarsi.

Mara invece, seppure cercasse di dare la stessa impressione, avevo già inteso che ne masticava molto di più: se per scelta o per esserci stata coinvolta all’inizio ancora non potevo saperlo.

Martinati02


Era ottobre del 1990 quando un amico si trasferì di casa, e mi introdusse alla sua padrona di casa, per permettermi di subentrare senza grossi problemi come inquilino al suo posto.
Una vecchia casa colonica, su due piani: spogliatoio, cucina vivibile, cucinino, salotto al piano terra, due enormi camere da letto, più il bagno, senza vasca ahimè, al piano di sopra; mezzo piano ancora ed un sotto tetto, che con poco lavoro sarebbe potuto diventare vivibile, con tutti i limiti di una mansarda; poi da tenere in considerazione, una cantina larga quanto tutta la casa, con soffitto alto pure quella.


Questo sicuramente fu il mio primo caso, in cui dovetti affrontare entità aggressive. Parliamo del lontano 1985. Lavoravo ancora in città, a quei tempi, ed i miei contatti con l’esterno del mio ambiente di lavoro erano decisamente pochi. In quel periodo stavo allenando un simpatico rosso di capello delle zone di Bergamo, per cui ero ancora meno incline ad occuparmi di cose che accadessero al di fuori delle mura del posto dove stavo. Come sempre, la vita trova il modo di portare le persone giuste ad incrociarsi. La madre del mio ‘allievo’ mi fece sapere tramite lui, che una famiglia, loro amica, stava passando un brutto momento in una villetta in una zona appena fuori dalla città. Come sempre, non volli sapere quale fosse il problema, ma accettai, quanto meno di andare a vedere cosa succedesse e se potessi fare qualcosa per loro.

VestataNova03


Ero in giro per la provincia, in cerca di bei posti per scattare delle foto. Ormai eravamo in primavera inoltrata e gli alberi, a questo punto, erano ben coperti di fogliame fresco, generando un’alternanza sulla strada di macchie di scuro, a punti in cui il sole di maggio già iniziava a fare un minimo di effetto di riverbero sull’asfalto non più ghiacciato.

Guidando ad istinto avevo preso direzione nord est rispetto alla città. Un cartello indicante Museo del fossili di Bocca, aveva attirato la mia attenzione ad un incrocio, e mi dissi perché no? Misi la freccia, ed al semaforo, girai verso sinistra entrando, man mano proseguivo la strada, nella Valle del del torrente Alpone.


Uno dei miei passatempi preferiti, da quando ero arrivato a Verona, era di passare almeno un pomeriggio a settimana in biblioteca, cercando in giornali di 20, 30 ed anche 40 anni fa, fatti strani che potessero essere successi e che potevano riguardare i miei specifici interessi. Nel caso ne trovassi uno ripartivo da zero cercando ripetizioni di occorrenze simili per vedere se quell’episodio si fosse riproposto o meno nel tempo. Se si, quasi sempre c’era qualcosa di interessante da studiare.

Il tutto non sempre inizia leggendo un manuale o cercando in internet. Specialmente negli anni 70/80!


«Nonno, perché mi stai insegnando queste cose?» La voce, allora di tredicenne, non tremava, ne aveva un tono sfacciato: era davvero solo curiosità la mia. «In realtà, nipote, non ti sto insegnando nulla che tu già non sappia: ti aiuto solo a ricordare.»

Questa conversazione, pur essendo passati ormai tanti anni, mi torna spesso in mente: non riuscivo a capire, allora, il senso di memoria trasmessa. Un concetto che mi divenne più chiaro, in la, con gli anni.

Tomba di Famiglia


A volte i sogni non sono solo sogni, ma si deve arrivare a capirlo per tempo.


Successe poco prima dell’anniversario della morte della nonna materna. Il letto era appoggiato al muro per cui girandomi verso destra mi trovavo il muro di fronte, nulla di che, ma ci volle un po’ ad abituarmici dopo l’arrivo in Italia; dove vivevo prima avevo una camera tutta mia con il letto classicamente con la testata appoggiata ad un muro, alla destra la finestra ed alla sinistra il lato con la libreria ed una piccola scrivania. Di fronte avevo il muro con la porta che dava l’accesso alla stanza.